Una guida fotografica di moderna concezione
deve avere una serie di caratteristiche precise.
Riportare innanzitutto i dati salienti e le
coordinate fotografiche e geografiche di ogni scatto.
Fornire suggerimenti rapidi e precisi per
migliorare tecnica di ripresa, inquadratura, punto
di vista, interpretazione della luce.
Una guida, in una parola, per ottimizzare
le trasferte di quanti, arrivando sul posto,
intendono trovare subito gli spot migliori.
Le pagine di
questa guida sono dedicate a chi ama l’avventura e l’azione.
Agli appassionati dell’immagine, con un occhio
capace di scandagliare gli abissi e abbracciare la natura.
Ogni fotogramma
è una sfida avvincente, un viaggio esaltante, un’esperienza sensoriale
nell’arcipelago toscano.
Una guida
dai forti contrasti e dalle intense emozioni, che getta luce su angoli nascosti,
apre squarci all’orizzonte e cattura luoghi incredibili di una terra ricca di
fascino e mistero. (E.Roncalli)
Per
realizzare questa guida sono partito dall’Elba alla scoperta delle Miniere di
Rio ricche di laghetti con le acque dai colori del ferro, per arrivare alla
terra rossa del Calendozio all’interno delle antiche miniere a cielo aperto.
Sono sceso
poi a meno 54 metri nella Miniera del Ginepro a Punta Calamita.
Per arrivare
nel territorio incontrastato dei mufloni
infine ho preso la strada che porta alla costa ovest a Piane al Canale,.
Chiuse poi le
reflex dentro lo scafandro ho preso la strada che porta a Pomonte, sulla
spiaggia dell’Ogliera. Quella di Pomonte è una delle poche immersioni effettuabili
all'Elba senza l'utilizzo di un'imbarcazione.
Con i miei
collaboratori siamo partiti dalla spiaggia in kayak, per raggiungere il vicino
scoglio dell'Ogliera
dove sul
lato sinistro è adagiato, su un fondale a 12 metri di profondità, lo scafo
della nave Elviscot
affondata
nel 1972 a causa di una violenta mareggiata, che la spinse contro le rocce
della costa.
La prua del
relitto è deteriorata dall’usura del mare mentre la poppa giace in buone condizioni.
I riflessi
di luce, che i raggi del sole producono penetrando dagli oblò, creano effetti
suggestivi
per
interessanti immagini fotografiche.
L'esplorazione
del relitto è facile grazie alla ridotta profondità che dona luminosità e
trasparenze.
Una
splendida immersione alla portata di tutti.
Ho fotografato
scendendo in apnea.
Altri spunti
interessanti per realizzare delle buone foto, si possono trovare al Fosso della
Nevera, un piccolissimo spot che si trova sulla strada che porta da Monte
Perone a Sant’Ilario, dove scorre un piccolo ruscello su massi completamente
ricoperti da un muschio verdissimo.
Per ottenere
ottimi scatti, consiglio di venire a fotografare nel mese di aprile, per essere
sicuri di trovare ancora l’acqua corrente. Più avanti nel tempo, si corre il rischio di
trovare il letto del ruscello completamente secco.
Partendo da
Marciana alta, si sale per poi ridiscendere al Cotoncello , una baia nelle vicinanze
di Capo Sant’Andrea. Questo è uno spot che in primavera regala colori di
magiche fioriture mediterranee sulle bianche scogliere. Il periodo migliore è solitamente
il mese di maggio.
Di
particolare interesse per gli amanti delle fioriture, la zona che porta da
Capoliveri in direzione
Punta Calamita,
dove esiste una grande varietà di orchidee autoctone spontanee.
Capraia è
una delle mete più ambite in Italia dagli appassionati di attività subacquee.
Fondali
chiari e acqua cristallina fanno sì che ogni immersione sia sempre divertente e
ricca di
spunti.
L’isola si
trova al centro del Santuario dei Cetacei, fulcro e perla del Parco Nazionale
dell’Arcipelago
Toscano,
immersa nell’area marina protetta più grande d’Europa.
A dispetto
delle sue dimensioni, offre anche ottimi percorsi di trekking e innumerevoli
spunti
fotografici.
Nel suo
interno montuoso, che presenta valli, gole e vette, i sentieri risultano
agibili ad ogni tipo
di camminatore:
dalla breve passeggiata all’escursione più lunga ed impegnativa.
Sia dal
paese che dal porto si può accedere facilmente a percorsi affascinanti e
interessanti
sotto diversi
aspetti, soprattutto peri fotografi, itinerari che offrono un misto di
suggestioni tra natura e
storia.
Iniziando
dalla Fortezza San Giorgio e dalle torri erette a difesa dai pirati saraceni che ormai si fondono
in armonia
con le tracce di antiche colture e di moderni vigneti.
Proseguendo
si incontrano aspri paesaggi che si aprono su panorami resi imponenti e solenni
da scogliere e strapiombi.
L’orizzonte
regala una vista sul profilo delle vicine Corsica, Elba e delle altre isole
dell’Arcipelago toscano.
Capraia è
anche un’importante tappa naturalistica per molteplici specie migratorie e
regala avvistamenti
anche rari e
ottime opportunità per birthwatcher e fotografi .
Qui vive
anche il gabbiano corso, una specie a rischio di estinzione.
I percorsi principali
tracciati, portano allo Stagnone e al Monte Penne.
Questa zona
si presta particolarmente per realizzare immagini panoramiche.
Da qui si
prosegue in discesa verso Punta Zenobito.
Dopo circa
un’ora di macchia mediterranea davanti agli occhi, si contempla uno spettacolo surreale.
sembra di
arrivare al centro della Terra: Il cuore
del cratere di Cala Rossa.
Sul campo,
abbiamo praticamente scattato dall’alba al tramonto cercando di sfruttare tutte
le ore del giorno.
Alzandoci
all’alba (che significava alzarsi e partire quando fuori ancora era buio),
abbiamo camminato e scattato sulla terraferma fino a circa le ore 11, per
tornare poi al porto dove c’era la barca ormeggiata ad aspettarci per le
immersioni al largo .
Abbiamo
deciso di scendere in mare per fotografare a quest’ora, per ottimizzare i
tempi.
Cercando di sfruttare
la luce alta (generalmente e notoriamente la peggiore per scattare sulla terra),
perfetta per fotografare in acqua.
Sfruttandola
appieno con il sole allo zenit: la luce
diretta entra a picco nel mare penetrando fino ad illuminare in profondità
anche per diversi metri.
In questo
modo ho potuto fotografare senza utilizzare illuminatori utilizzando la luce
naturale.
Abbiamo
scattato in mezzo a un gruppo di scogli denominati Le Formiche che ci è stato
consigliato
dagli amici
di Capraia Diving.
Questo si è
rivelato uno spot particolarmente interessante, per alcuni passaggi tra gli strapiombanti
scogli che partono da un fondale di circa venti metri per emergere di circa un
metro; una posizione ideale per un nido di cormorano.
Dietro gli scatti
Su Capraia
ho lavorato per 4 giorni.
L’attrezzatura
fotografica è quella
che utilizzo
abitualmente:
- 3 copri
macchina Nikon
e due
scafandri Nimar, con vari obiettivi.
- A terra
principalmente utilizzo il
Nikon
70-200mm f/2,8 e l’ AF-S DX
Nikkor 24-70mmm
f 2,8.
-
Prevalentemente, in acqua utilizzo
l’AF Nikkor
20mm f/2,8 o il fisheye
Nikkor
10.5mm f/2.8 ED.
Organizzazione
Quando si
lavora lontano da casa, bisogna cercare di essere autonomi in ogni situazione,
quanto più possibile.
Quando per
un motivo o per l’altro non si è in
grado di occuparci completamente della nostra trasferta, si ricorre a preziose,
se non fondamentali, collaborazioni sul posto.
Generalmente,
quando programmo un workshop o quando devo accompagnare fotografi o trekker in
escursione, effettuo uno o più sopralluoghi, per verificare lo stato dei
sentieri o semplicemente per provare l’itinerario.
In gergo, faccio
un pre-scouting (termine che ho imparato ai tempi incui ho seguito il Camel
Trophy) per
poter
prevedere il più possibile eventuali imprevisti generalmente causati dalle
condizioni atmosferiche, sperimentando eventuali itinerari o un programma alternativo.
Per questo
motivo mi muovo con largo anticipo, per organizzare un uscita in barca
piuttosto che per documentarmi sui sentieri e sulle zone più interessanti.
Prima di
partire, mi documento sugli itinerari che andrò a percorrere cercando di raccogliere la documentazione relativa al
periodo migliore dell’anno per effettuare la trasferta.
Nel caso
dell’isola d’Elba per esempio, mi sono organizzato assieme ad alcune guide del
posto,
per
organizzare riprese nella macchia mediterranea stilando una specie di tabella
di marcia giornaliera, con delle varianti rivedibili giorno per giorno per
adeguare il programma alle condizioni climatiche.
Nelle
giornate di sole erano previste le uscite in mtb o trekking a cielo aperto per
scattare con la luce del mattino e della sera.
In questo
modo ho potuto sfruttare la luce del sole più alto per scendere a fotografare in
acqua. Nelle giornate di pioggia o di cielo coperto, avevamo preventivato di
scendere nelle miniere.
Attrezzatura da viaggio e work flow in
trasferta
Lavorando
all’aria aperta e di solito restando fuori anche per diversi giorni, dobbiamo
portarci dietro, io ed i miei collaboratori, molta attrezzatura raccolta in
pochissimi bagagli.
Per il trasporto
senza dubbio la scelta ricade su di uno zaino fotografico capiente, all’interno
del quale sistemiamo, oltre all’attrezzatura fotografica necessaria (che deve
essere scelta accuratamente per risultare la più versatile e utile per la
maggior parte delle situazioni, evitando di portare materiale in eccesso per
limitare il peso) anche il necessario per coprirci e alimentarci.
Quando poi
si fotografa in acqua, bisogna prevedere uno spazio ulteriore per trasportare
innanzitutto gli scafandri (1 valigia), e tutte le eventuali attrezzature per
l’immersione.
Ad esempio alcune
mute di diverso spessore per le eventuali differenze di temperature dell’acqua.
Generalmente
porto con me due mute lunghe, a meno che non si effettuino delle immersioni
in mari
caldi.
In questo
caso porto una muta lunga leggera ed una corta. Inoltre pinne, maschera e boccaglio.
Non utilizzo
bombole e attrezzature da immersione profonda, in quanto fotografo in apnea o
facendo
snorkeling e
principalmente a pelo d’acqua sfruttando la sola luce del sole e senza
l’ausilio di illuminatori
aggiuntivi.
Porto con me
inoltre, tutta l’attrezzatura per visionare, scaricare ed archiviare le
immagini.
Personalmente
utilizzo un pc portatile e due hard disk esterni autoalimentati.
Il mio work
flow, quando lavoro in trasferta, è organizzato in questo modo:
Alla sera,
quando torno in albergo o in casa, inizio a scaricare le schede sul pc.
Successivamente
controllo con Adobe Bridge le anteprime delle immagini scattate alle quali
applico una
prima
scrematura.
Solitamente
salvo con la prima scelta solamente le immagini che mi convincono.
Per esempio:
di una sequenza, utilizzo solo le immagini con la posizione o l’espressione
del volto
del soggetto migliore, scartando tutte quelle che invece hanno qualche piccola
imperfezione.
Pertanto
consiglio di eliminare subito le immagini che ci creano anche solo alcuni
dubbi.
Una foto che
non ci convince subito, non ci convincerà nemmeno in un secondo tempo.
Suddivido poi
gli scatti migliori in cartelle con
questo metodo:
- Cartella
generale, per esempio con dicitura Capraia 2015.
- All’interno
creo delle sottocartelle nominate: Giorno 1, giorno 2, ecc.
Salvo
all’interno di queste sotto-cartelle, i file ai quali ho applicato alcune
parole
chiave contemporaneamente a tutte immagini ( per esempio: sub,mare, relitto, immersione,
fiori, ecc.), sempre utilizzando Adobe Bridge.
Passo poi
sull’impostazione Meta Metadati/iptc core nella quale ci sono i dati dell’autore
e altre informazioni che possiamo inserire.
Personalmente
applico la stato del copyright
scegliendo coperto da copyright ed
applico
le
modifiche.
Inserisco
comunque preventivamente le note sul copyright sulla fotocamera.
Successivamente,
seleziono tutte le immagini sempre in Bridge e rinomino in Batch tutto
il contenuto
della cartella applicando una sigla seguita da un numero es:
Capraia _1
ecc…
Quando ho
organizzato tutte le cartelle, le masterizzo su dvd senza alcuna modifica di
post produzione e le trasferisco su due hard disc separati.
Solo dopo
aver verificato i relativi salvataggi, su dvd e sugli HD, li cancello dall’hd
interno del pc e formatto
le schede
fotografiche.
Per finire inizio il lavoro di post produzione.